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“Macbeth” nell’allestimento scenografico di Josef Svoboda con la regia di Henning Brockhaus

Dopo il grande successo de “Il Corsaro”, che ha inaugurato la Stagione 2013, “Macbeth” di Verdi, con la ricostruzione delle scene di Josef Svoboda e la regia di Henning Brockhaus, è il secondo titolo che la Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste dedica al grande compositore nell’anno delle celebrazioni verdiane.

Lo spettacolo sarà in scena da venerdì 8 marzo a sabato 16 marzo con la direzione di Giampaolo Maria Bisanti. L’allestimento scenografico originale di Svoboda è ricostruito da Benito Leonori, i costumi sono di Nanà Cecchi, i movimenti coreografici di Maria Cristina Madau. Nella compagnia di canto figurano i nomi di Dimitra Theodossiou, Fabián Veloz, Armando Kllogjeri, Paolo Battaglia.
Orchestra e Coro del Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste.

Al Teatro Verdi di Trieste prosegue l’omaggio a Verdi con la messa in scena di Macbeth nell’allestimento ideato dal grande scenografo ceco Josef Svoboda, in occasione del decimo anniversario dalla sua scomparsa , e realizzato in coproduzione tra Fondazione lirica triestina, la Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi e il Carlo Felice di Genova.
L’allestimento storico ricostruito da Benito Leonori nei Laboratori di Jesi viene presentato con la regia di Henning Brockhaus nel massimo rispetto del genio svobodiano e della sua originalissima interpretazione dello spazio scenico e della luce in costante magico rapporto con la drammaturgia musicale.
Sul podio dell’Orchestra del Teatro Verdi di Trieste il direttore milanese Giampaolo Maria Bisanti, uno dei migliori direttori d’orchestra della sua generazione che vanta un vasto repertorio , dall’opera ai grandi capolavori della sinfonica.
I ruoli principali della compagnia di canto sono interpretati da Fabián Veloz (Macbeth) al suo debutto in Italia, Dimitra Theodossiou (Lady Macbeth), Paolo Battaglia (Banco) e Armaldo Kllogjeri (Macduff). Completano il cast Giacomo Patti (Malcolm), Sharon Pierfederici (Dama di Lady Macbeth), Dario Giorgielè (Medico/Prima apparizione) Stefano Consolini ( Domestico di Macbeth), Francesco Musinu (Sicario) Giuliano Pelizon e Hektor Leka ( Araldo). Nella compagine artistica anche il Coro del Teatro Verdi istruito dal M° Paolo Vero, i solisti del Coro dei Piccoli Cantori della Citttà di Trieste e la Civica Orchestra di Fiati della Città di Trieste. I ruoli principali dell’opera nella recita del 9 marzo saranno interpretati da Angelo Veccia e Tiziana Caruso .

Macbeth , inizialmente non conseguì il successo sperato, ebbe una genesi complessa che approdò a due versioni: quella originaria che debuttò a Firenze, al Teatro La Pergola nel 1847 e quella definitiva di Parigi rappresentata al Théàtre Lyrique il 21 aprile 1865, frutto della revisione operata dal Maestro cioè dopo il 1860, dopo gli anni giovanili a cui appartiene la stesura, e dopo gli “Anni di galera”.
Si deve alla Verdi-Renaissance, operata dall’area culturale anglo-tedesca negli anni Venti del Novecento, il riscatto del valore drammaturgico del grande compositore italiano con il recupero di titoli dimenticati. Fra questi Macbeth, che venne rappresentato a Vienna, a Dresda, a Berlino, a Zurigo, a Glyndebourne e al
Festival di Salisburgo. In Italia invece la rinascita verdiana fu più tarda e il riscatto di Macbeth coincise con l’edizione diretta dal M° Vittorio Gui (1951) al Maggio Musicale Fiorentino e poi entrò definitivamente in repertorio con l’edizione prodotta dal Teatro alla Scala di Milano del 1952, diretta da Victor de Sabata con Maria Callas nel ruolo di Lady Macbeth: un trionfo.

Macbeth segna una svolta nel teatro musicale della prima metà dell’Ottocento verso il nuovo ‘dramma musicale’ di cui è il primo originale tentativo. “Brevità e solennità” raccomandò Verdi al librettista Piave, inviandogli gli appunti della sceneggiatura, perché in Macbeth non c’è tempo per rallentare il ritmo. Siamo in pieno dramma di una tipica coppia criminale con tutte le sue implicazioni psicanalitiche, le regressioni, i complessi di colpa; è il dramma di due solitudini che non si incontrano. La solitudine di Lady Macbeth affonda nel vuoto della follia; quella di Macbeth nel vuoto di una autodistruzione progressiva.
Dramma della coscienza e della psicologia del potere, non dramma d’amore, nell’opera c’è anche lo spazio per la dimensione corale, con la partecipazione del popolo: il famoso canto “Patria oppressa” all’inizio del quarto atto, è la grande scena corale sul tema della libertà degli “oppressi” , simbolo del Risorgimento come il “Va pensiero” e “Oh Signore dal tetto natio” dei “Lombardi alla prima crociata”. In seguito, questi canti assunsero il senso più generale di“sofferenza umana universale”, significato diverso dal dolore per la patria perduta.

L’allestimento con le scene di Josef Svoboda , debuttò con grandissimo successo nel 1995 all’Opera di Roma; fu ripreso al Teatro Carlo Felice di Genova nel 1998, al Bunka Kaikan di Tokyo nel 2000 e all’Opera di Budapest nel 2002. Nello spettacolo si succedono una straordinaria varietà di immagini e le ombre si sovrappongono alle ombre creando illusioni e allusioni: il fantastico mondo delle streghe, l’incubo del potere, le apparizioni regali, il corteo dei profughi scozzesi tra una rete informe di filo spinato, in un gioco di apparizioni, sparizioni, convivenze inquietanti. Passioni malvagie a cui fanno riscontro il buio, la notte le ombre che, nella lettura estremamente originale del dramma, richiamano altri abissi inesplorati, come ad esempio l’inconscio di Lady Macbeth.

Questa è la lettura dell’opera che ne fa il regista Henning Brockhaus: “Macbeth è l’opera più sorprendente che Verdi abbia mai scritto da un punto di vista musicale, canoro e drammaturgico. Purtroppo Verdi però non sviluppò più nelle opere successive questo recitar cantando con le sue relative indicazioni interpretative. I due protagonisti non hanno una sola nota di bel canto e anche per questo oggi è difficile mettere in scena quest’opera. Nessuna Lady Macbeth, nella maggior parte delle edizioni presentate al pubblico, ha il coraggio di “sporcare la voce”, per citare un termine del Maestro di Busseto, di cantare con una voce abbruttita, andando così contro la volontà di Verdi. Il compositore emiliano è del tutto rivoluzionario nell’affrontare gli abissi più profondi dell’essere umano, usa moltissimo la cromatica e arriva addirittura a scrivere ppppp in partitura; è stato il primo a farlo. È inoltre evidente un vitalissimo ritmo drammaturgico dato dal susseguirsi di numerose scene e la maggior parte di esse si svolge durante la notte che diventa metafora del lato oscuro del nostro essere, dell’umanità. Anche questo aspetto può rappresentare una difficoltà in più per la lettura di Macbeth e per il suo pubblico, ma al tempo stesso motivo di interesse. In quest’opera emergono tutte le contraddizioni interiori, la complessa sfera emotiva e i conseguenti atteggiamenti degli esseri umani. Per esempio Macbeth ha un solo motivo per uccidere Duncano: colmare un profondo senso di vuoto legato alla decadenza e all’affievolimento frustrante del rapporto erotico con Lady Macbeth. Entrambi i coniugi cercano dunque, da psicotici, una compensazione, un nuovo stimolo per la loro vita e la trovano sia nella corsa al potere sia nel compimento degli omicidi (da quello di Duncano ai successivi). Lady Macbeth diventa folle, prima omicida poi suicida e Macbeth cinico assiste alla sua morte. Un altro dei motivi per cui quest’opera è stata spesso sottovalutata è la mancanza di un protagonista tenore allontanandosi così ancora di più dalla tradizione lirica. Sono però convinto che Macbeth possa essere uno studio raro, interessante e analitico della psicopatia umana”.

Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste : prima rappresentazione: venerdì 8 marzo 2013 ore 20.30. Repliche: sabato 9 marzo, ore 20.30 C* domenica 10 marzo, ore 15.30 D martedì 12 marzo, ore 20.30 B. giovedì 14 marzo, ore 20.30 E, sabato 16 marzo, ore 15.30 S

www.teatroverdi-trieste.com

 

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