Con “Nati in casa” si conclude il ciclo di tre serate allo Zanon di Udine che Akropolis.15 ha voluto dedicare a Giuliana Musso, l’attrice friulana di adozione che con il suo teatro civile di indagine e denuncia porta in scena la vita reale. “Nati in casa” racconta l’avventura della nascita analizzando le procedure moderne del parto medicalizzato, in ospedale mettendole poi a confronto con quanto avveniva prima, in casa, appunto, con l’aiuto della levatrice, la comare.Due parti dunque compongono lo spettacolo, la prima dove una donnina va in ospedale per partorire quando inizia a sentire le prime contrazioni. Il racconto é divertente, a tratti spassoso e mette in evidenza quanto di poco fisiologico sia rimasto al parto medicalizzato. Medici, ostetriche e infermiere sono più attenti al protocollo, alle pratiche corrette per evitare conseguenze negative alla madre e al bambino, ma anche molto attenti ad evitare eventuali denunce nel caso in cui qualcosa dovesse andare storto. Proprio per questo l’Italia é uno dei paesi d’Europa in cui la percentuale di parti cesarei é molto alta, come se questa procedura fosse la risoluzione a tutte le problematiche.
Arriva al cuore Giuliana Musso che racconta come si nasce
Ma come si faceva prima, si chiede ad un certo punto l’attrice. Sì, prima, prima degli ospedali, prima di quando “il medico in certi paesi di montagna non si era mai visto”. Prima, ad aiutare le donne a partorire c’erano le levatrici (professionali, con il diploma) che arrivavano in bicicletta di giorno, di notte, con la neve e con il ghiaccio. Levatrici che non solo aiutavano durante il parto ma che andavano a visitare la donna nei giorni seguenti: custodi di quei segreti e di quelle confidenze difficili da fare anche alla propria madre. Il racconto si fa intenso, struggente e la Musso rende molto bene in scena le paure, le ansie che il momento della nascita porta con sè. Un momento di donne tra le donne in cui esperienze, dolori si fondono tutti assieme: dove la vita prende il sopravvento su tutto, sulla povertà, sul freddo, sulla guerra, sull’ignoranza.
Lo spettacolo andato in scena venerdì scorso all’Auditorium Zanon è dedicato alle levatrici di un nordest italiano rurale non troppo lontano dal presente e riassume un lavoro intenso fatto di interviste e ricerche sul campo che la Musso ha condotto in prima persona.
Maria Teresa Ruotolo