Ah che spasso la commedia napoletana! Se poi si parla del grande Edoardo de Filippo non servirebbe aggiungere altro. L’altra sera, al Giovanni da Udine, è andato in scena una rappresentazione godibilissima sulle vicende umane, in agrodolce.
Attore protagonista e regista, il figlio Luca, disegna un bel personaggio, un uomo tranquillo, il sig. Libero, libero di nome e di fatto da ogni gioco di potere, libero da menzogne e comportamenti falsi, senza secondi fini, e quindi uno che, suo malgrado, subisce e, con intelligenza si trova costretto a barcamenarsi tra le vicende più o meno chiare, più o meno corrette del suo vicinato che si affida a lui per le doti di saggezza e rettitudine.
Tutti intorno a lui, pur con allegria e leggerezza, hanno un fine preciso per portare a termine affari economici o mire di prestigio e fama.
Libero è citato da tutti come esempio di onore e correttezza, ma comunque ognuno di loro è pronto ad imbrogliarlo, seppur allegramente, per portare l’acqua al proprio mulino. Luca de Filippo incarna bene le orme paterne: se vogliamo trovargli un difetto forse propende un po’ troppo per l’aspetto farsesco della vicenda e magari qualche frase in dialetto stretto è ancora più difficile da interpretare per il pubblico.
Si sa che la “napoletanità” è proprio questo: si piange e si ride, si canta e si litiga, tutto nell’arco di mezza scena, con grande teatralità. La leggerezza con cui si affronta ogni vicenda, seppur drammatica, ci insegna che ogni momento può essere visto da più sfaccettature. Si scava sotto l’allegria e man mano si può trovare il lato serioso o addirittura la lacrima. Perché le commedie di Eduardo hanno proprio una struttura “a cipolla”, a strati, la cipolla intera è bella, colorata, allegra; poi la sbucci, la tagli e un po’ ti pizzica il naso o ti bruciano le dita, se poi continui ad affettarla col coltello, la triti, la triti e va a finire che le guance si bagnano di lacrime.
Conoscendo Napoli e i napoletani questo è proprio il succo del loro modo di prendere la vita e, forse, può insegnare qualcosa a molti. Tutti quanti teniamo in piedi una serie di bugie e di intrighi che devono avere gambe molto lunghe per mantenersi in piedi. Ma l’apparenza, a qualsiasi costo, deve essere salvata!
Così il protagonista Libero sembra adeguarsi al modus vivendi dei personaggi che gli girano intorno per sopravvivere nella realtà quotidiana, ma dentro di se mantiene convinzioni individuali e preziose.
Napoli è solo il luogo ideale della vicenda ma sicuramente i pregi e i difetti della “commedia umana” sono ovunque simili, senza tuttavia quella coloritura di allegria e lucida consapevolezza che la città di Pulcinella sa marcare così bene.
“Miseria e nobiltà” potrebbe essere il sottotitolo ideale anche per questa bella storia.
AlGa
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