“Il Duca Vincenzo, governatore di Vienna, intento a fingersi impegnato con un incarico diplomatico per poter dissimulare la sua presenza nella città e osservare sotto le spoglie di un frate la vera natura dei suoi cittadini. L’incarico di governatore viene messo nelle mani di Angelo, fedele burocrate di Vincenzo, che tuttavia si rivela uomo avido ed egoista, pronto a esercitare il suo potere in modo dispotico e con finalità licenziose. Di fronte al dramma di una coppia, Angelo risponde infatti con una condanna a morte e con un ricatto, a cui il finto frate cerca di porre rimedio con la sua saggezza e i suoi scaltri complotti.”
Il sipario si apre mostrando un’imponente impalcatura di legno su più piani e lo spettacolo ha inizio con la voce inconfondibile di Eros Pagni. Un dialogo telefonico tra il personaggio Angelo e, dall’altro lato del telefono, la voce del Duca interpretato appunto da Eros Pagni.
L’atmosfera è misteriosa e tetra, grazie anche all’effetto delle musiche e della scenografia modificabile che ad ogni scena viene spostata, girata, ruotata su se stessa. Da un lato il tutto è rappresentato in modo verosimile (il Duca, Angelo e la suora si vestono e si comportano in modo corretto rispetto al contesto storico), dall’altro c’è una dose di modernità e rivisitazione non indifferente visto che i personaggi “bassi” sono una sorta di punkabbestia, vestiti con abiti gothic/dark, e verso la fine una ragazza ascolta addirittura la musica attraverso un walkman. Tutti gli attori riescono a coinvolgere lo spettatore, i monologhi sono calibrati, mai fuori luogo, sempre emozionanti, tant’è che ogni soliloquio viene applaudito con entusiasmo dal pubblico. La trama è interessante: tutti i personaggi rimangono sempre all’oscuro di qualche pezzo del “piano” del Duca, il quale è compiaciuto artefice di ogni svolta, e che conclude la sua “opera” con una risata compiaciuta, non appena svela a tutti la sua identità
B.G.
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