Secondo appuntamento martedì scorso al Palamostre di Udine per la stagione Akropolis.14 che ha voluto rendere omaggio all’arte di Pier Paolo Pasolini portando in scena “I fanciulli e gli elfi”. Un copione, ottenuto dalla compagnia “Gruppo Roccaltia di Chia” da Graziella Chiarcossi cugina dell’autore e mai più andato in scena dopo il 1945. L’opera ha una sua genesi molto particolare: Pasolini la scrisse nel periodo in cui, durante la guerra dovette sfollare con la madre a Versutta (paesino in provincia di Pordenone) e con la madre maestra improvvisò una scuola per un gruppo di ragazzi. Inventò dunque un teatro per i “fruts” e mise in scena l’opera con i suoi alunni diventando anch’egli attore vestendo i panni dell’orco.
La favola racconta di un bosco popolato di elfi selvaggi e cannibali che vivono con l’orco loro padre. Il fortuito incontro con tre ragazze, attraverso l’esperienza del gioco rivela loro un altro mondo. All’inizio gli umani diventano prigionieri degli elfi, poi gli elfi quando vorrebbero scappare con loro sono frenati dall’orco che però viene sconfitto “in duello” dallo zio delle ragazze. Nel copione si incontrano e scontrano natura e cultura, barbarie e civiltà, tra chi è fuori e diverso e tra chi è dentro e già educato. Sotto la guida della regista Ilaria Passeri, il testo è stato ripresentato così come è stato scritto (l’unica licenza al copione sono le musiche), “senza interpretazioni in veste contemporanea”; le parole già dicono e trasmettono sensazioni e, il gioco dei ruoli dei personaggi sta nel mettersi a guardare una situazione dal punto di vista dell’altro. Così fanno gli elfi quando imparano a giocare e apprendono parole come amore, mamma, vezzeggiare. L’unico che rimane nella sua posizione è l’orco.
Una sottile linea unisce idealmente il Friuli alla compagnia che ha portato in scena lo spettacolo. Il gruppo di attori proviene dalla cittadina in provincia di Viterbo dove Pasolini aveva acquistato una Torre per trascorrere gli anni della vecchiaia. E gli attori hanno voluto, a fine serata, suggellare questa sorta di gemellaggio cantando – bene – due villotte friulane.
Maria Teresa Ruotolo