Steve Nardini, una vita da artista e imprenditore della cultura, l’ho definita bene?
Se consideriamo imprenditore colui che investe tutte le energie in un’attività creata dal nulla e si prende tutti i rischi derivanti dalle sue decisioni, allora lo sono. Nonostante le mie esperienze musicali, non mi sono mai considerato un musicista, non lo sono, compongo, registro musica e scrivo canzoni da autodidatta, cerco una via personale nel suono e nel linguaggio e sono molto critico con me stesso. Penso che essere artisti sia questo: far uscire l’unicità della persona nello stile. Essere musicisti non vuol dire essere artisti, c’è molta gente che esce dai conservatori senza essere in grado di pensare con la propria testa e scrivere una sola cosa degna di nota.
Perché il nome Kobo? Dopo sei anni quali sfide vede all’orizzonte?
Volevo un nome, un suono, nulla che centrasse con il classico concetto di libreria. Stavo leggendo un libro in cui c’era una parola giapponese composta anche da “kobo”, l’ho estrapolato pensando che fosse foneticamente forte, breve e adatto per un logo dinamico. Solo quando il grafico che lavorò alla composizione del logo mi fece notare che era l’anagramma di “book” (io non ci avevo pensato) tutto mi sembrò ovvio.
Solo in seguito ho scoperto che a Tokyo si usa “kobo” in slang per indicare un “laboratorio creativo”, direi che tutto torna.
Dopo sei anni la sfida che vedo all’orizzonte è quella di riuscire a continuare in quello che sto facendo, perché nel deserto culturale italiano ogni anno può essere l’ultimo per Kobo.
Perché Udine? Questione affettiva o ambiente fertile per sperimentare?
Sono nato e cresciuto a Udine, amo la mia città anche se le esperienze più importanti le ho fatte all’estero o lontano dalla provincia friulana. Per molti aspetti che mi riguardano questo è un territorio ostile e tutt’altro che fertile. Kobo è qui perché amo le sfide e perché con la mia compagna e mio figlio abbiamo un progetto, ma non è detto che sarà sempre qui, è un’epoca di grande transizione e va vissuta come tale.
Steve Nardini e la musica, il rapporto tra passione e ricerca musicale è la base per la promozione artistica?
Non è proprio così, è più una questione di sano egoismo. La gallery di Kobo si presta ad ospitare piccoli eventi di nicchia, esposizioni e performance musicali ed io decido di ospitare semplicemente quello che ritengo interessante e che mi stimola. Quello che in questa città altre situazioni non mi offrono e che meriterebbe più attenzione. La relazione con la passione per la musica è data dalla curiosità, dalla capacità di essere ospitali con gli artisti anche senza un budget adeguato, dalla cura e dall’attenzione dei piccoli particolari che solo se ne sei dentro conosci bene. Negli anni novanta, oltre ad avere due bands, mi mantenevo lavorando come road manager per alcune delle migliori agenzie di booking-concerti, accompagnavo i gruppi in tour, gestivo soldi e aspetti logistici. Quella è stata la mia scuola a vent’anni, avevo uno sguardo privilegiato sul mondo che più amavo.
Un’ultima domanda: Steve Nardini e Teho Teardo (ndr stasera alle 18.30 sarà ospite di Kobo Shop), come ci descrive questo rapporto umano e artistico?
La nostra è un’amicizia solida che si rinnova nel tempo grazie alla condivisione delle esperienze e sfruttando un collante imprescindibile che è la musica. Ci siamo incontrati personalmente nel 1993 ad un concerto del mio gruppo e da subito mi ha travolto per l’attitudine radicale e la determinazione, nell’ambiente italiano non c’erano personaggi così, artisticamente e umanamente. Nulla nella sua musica era mai banale, comune o derivativo, mi affascinava vederlo smembrare le sue influenze con intelligenza per arrivare al punto sempre prima degli altri. Si chiama avanguardia e mi ha insegnato molto. Poi mi ha invitato ad entrare nel suo progetto Meathead, dieci anni dopo abbiamo registrato l’album di La Monte in una stanza di 20 metri quadri e, da qualche anno, i nostri figli aspettano di festeggiare il capodanno insieme. Ne abbiamo di storie da raccontare. E’ un’amicizia trasparente che include contrasti e affetti profondi e, se cerchi confronto e sincerità da un’amicizia, con Teho sei tranquillo, lui non ha peli sulla lingua: è una garanzia.