Allison (Jennifer Garner) e Carlos (Edgar Ramirez) sono due persone che, prima dell’incontro magico che li ha uniti, erano abituate a dire sempre di sì alla vita, osando in ogni situazione.
Ma poi hanno messo su famiglia, e tutto è cambiato. Lei ha rinunciato alla sua realizzazione professionale per occuparsi a tempo pieno dei loro tre figli, nei confronti dei quali ha un atteggiamento molto protettivo ma repressivo, mentre lui in casa recita la parte del buono, mentre sul posto di lavoro deve tiranneggiare i suoi sottoposti.
Un situazione che crea molti attriti, fino al giorno in cui Allison e Carlos scoprono dell’esistenza dello Yes Day, una giornata in cui i genitori, stabilite alcune regole basilari, devono dire di sì a tutte le richieste dei figli. Un’occasione per rimettersi in gioco e rinsaldare i rapporti familiari.
I ragazzi devono guadagnarsi questa opportunità, ma l’agognato giorno alla fine arriva, e la famiglia si trova ad affrontare insieme una serie di situazioni paradossali.
Yes Day: una commedia che non osa
La maggior parte del film è la narrazione di questa atipica giornata, destinata a cementare i rapporti tra i membri della famiglia, come prevedibile.
Il problema è che tutto è prevedibile in questo film. A partire dalla caratterizzazione dei personaggi, che vede la classica madre repressiva ma animata da buone intenzione, e il solito padre che si ritaglia il ruolo del buono tra le mura domestiche.
Anche le svolte narrative e le altre dinamiche familiari sono abbondantemente scontate, come il personaggio della figlia maggiore Katie (Jenna Ortega), preadolescente alle prese con la necessità di lasciare il nido familiare.
Il film non osa mai, rimanendo intrappolato dentro classici stereotipi che, per quanto ben confezionati, non regalano grandi emozioni.
Yes Day: un film per famiglie senza tante pretese
Questo film, diretto da Miguel Arteta, è tratto dall’omonimo libro per ragazzi scritto da Amy Krouse Rosenthal e Tom Lichtenheld.
Una trasposizione cinematografica che ha perso l’occasione per approfondire le tematiche familiari connesse all’educazione dei figli, che si perdono sotto la bella facciata garantita da una buona fotografia e dalla cura dei costumi e delle scenografie, a spese però della credibilità della storia raccontata.
Anche Jennifer Garner e Edgar Ramirez sono così intenti a creare dei personaggi gioviali e accattivanti che alla fine li rendono poco verosimili. Yes Day è in definitiva un film per famiglie senza tante pretese, da guardare assieme ai figli. Al di fuori di questo contesto meglio astenersi.
Alessandro Marotta