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Museo Etnografico 8 maggio alle ore 17,30 :“Cofanetti per preziosi, collezionismo, simbologia dello scambio nuziale e l’arte embracesca.

L’appuntamento rientra nelle iniziative organizzate periodicamente dal Museo Etnografico del Friuli per approfondire e illustrare al pubblico mostre periodiche, fondi collezionistici inediti, analisi di contesti espositivi  La conferenza prende spunto da oggetti in esposizione: una tipologia di cofanetti eburnei finemente intarsiati, ampiamente diffusa a partire dalla seconda metà del Trecento fino ai primi due decenni del Quattrocento in Italia ed anche in Francia, che va comunemente sotto la dicitura di “Opere appartenenti alla Bottega degli Embriachi o della Scuola degli Embriachi”. . Questo tipo di scatole era in uso fra i rampolli delle famiglie reali e nobiliari del tardo medioevo. Il genere è da ricondursi alla classe dei “Minnekästchen” ovvero di quei contenitori di doni, per lo più gioielli, con cui il fidanzato o la sua famiglia suggellavano l’avvenuta promessa nuziale. Questa usanza ha origini nordiche, in quanto è diffusa a partire dal XII sec. e nel XIII sec. Oltralpe e comincia a godere di una certa diffusione e fortuna a Firenze alla metà del Trecento.  L’artistico pregevole pezzo, come altri fra quelli esposti proviene dalla collezione del medico Giuliano Mauroner, nobile friulano di profonda cultura nonché musicista che visse l’epoca d’oro del collezionismo nel capoluogo fiorentino ove si stabilì fra il 1880 ca e fino alla morte (1919). Erano gli anni in cui antiche nobili famiglie disperdevano e vendevano patrimoni antichi e importanti, la città stava subendo un profondo riatto architettonico e urbanistico, beni secolari e chiesastici erano sul mercato. Era la stagione dei grandi antiquari (Stefano Bardini, Elia Volpi, Salvatore Romano, più tardi Berenson) che accedevano a un immenso repertorio artistico e diventarono un riferimento per collezionisti europei (fra cui il direttore della Gemeldegalerie di Berlino, von Bode) e le grandi famiglie americane, ma anche per stranieri per lo più inglesi che si stabilirono a Firenze nelle loro case museo (Horne, Stibbert, Demidoff) Mauroner visse in un palazzo del centro fiorentino a Borgo Pinti e nello stile dell’epoca fu appassionato di arte rinascimentale pur includendo stupende tavole dei Primitivi, fu influenzato anche dall’esotismo in voga a fine secoli, in particolare nella collezione d’armi islamiche e giapponesi. Bella la collezione comprensiva delle cosiddette arti applicate che comprendono, appunto, piccoli oggetti preziosi per la tecnica la materia e il significato, fra cui oreficeria, miniature, rami artistici sbalzati (anche questi esposti presso l’atrio del Museo) e sculture toscane esposte nelle sale del castello

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