Proseguono nell’auditorium di PArCo gli incontri dedicati ad approfondire la figura e l’ambiente artistico in cui operò Armando Pizzinato, di cui è in corso la mostra nelle due sedi di PArCo stesso e della Galleria Sagittaria. Se Enzo Di Martino ha illustrato il movimento del Fronte Nuovo delle Arti (di cui Pizzinato fu membro e fondatore), spetterà a Gilberto Ganzer, direttore dei civici musei, illustrare, venerdì 22 febbraio alle 17.30, l’altro fenomeno artistico che si impose all’attenzione durante la XXIV Biennale d’Arte di Venezia del 1948, ovvero la celebre collezione di Peggy Guggenheim. Una vera boccata d’aria fresca, dopo la scarsità di contatti con l’arte internazionale durante la guerra. Nel dopoguerra infatti, se, come aveva sentenziato Afro, Roma era un deserto, Venezia pareva offrire una serie di vitali opportunità, pur nel labirinto delle contraddizioni che segneranno questa stagione. Peggy Guggenheim, con la sua collezione e con la grande rassegna di Jackson Pollock al Museo Correr, fu il tramite di un’emancipazione linguistica che non passava più attraverso l’esperienza culturale francese, ma proponeva l’America come l’unico teatro a dimensioni planetaria, con il quale ci si doveva confrontare. Quale reazioni ebbe l’ambiente artistico veneziano a questo nuovo clima? Quali ideologie si espressero nel timore di una monocultura mondiale? Pizzinato rappresentò proprio l’esigenza di una diversa visione della modernità in un viraggio realista, che esprimeva un preciso messaggio sociale.