Angela Felice e Paolo Patui pronti a partire con un viaggio, tra conversazioni, letture e spettacoli, alla scoperta della drammaturgia friulana da metà ’800 ai fine’900
L’evento, una delle novità di UdinEstate 2013, è organizzato da Teatro Club Udine, in collaborazione con Associazione Teatrale Friulana/Mateârium e con l’adesione di Forum/ ARLeF/Teatro Nuovo “Giovanni da Udine”
Un accattivante “focus” sul repertorio della drammaturgia del Friuli, dai timidi esordi di metà Ottocento fino alle ultime corpose espressioni di fine Novecento. Nel guscio accogliente di Corte Morpurgo (via Savorgnana 12) sta per prendere il via una delle novità di UdinEstate 2013, il cartellone di eventi organizzato dal Comune di Udine. “Storie e personaggi del teatro friulano”, questo il titolo del progetto, si articola in due serate di conversazione con letture in programma martedì 11 e di venerdì 14 giugno alle 21, col sigillo finale di una suggestione di spettacolo con la riproposta di “Une sblancjade di Pasche” di Maria Giotti Del Monaco, in programma sempre alla stessa ora sabato 15 giugno.
L’iniziativa è pensata appositamente per UdineEstate 2013 dal Teatro Club, in collaborazione con gli attori dell’Associazione Teatrale Friulana e i giovani animatori di Mateârium, Anna Gubiani, Alessandro Di Pauli e Tommaso Pecile, per un focus accattivante sul repertorio della drammaturgia del Friuli, scritta in lingua nazionale o locale e colta nel suo sviluppo dalla metà dell’Ottocento fino ai giorni nostri.
Ne sono autori e conduttori Angela Felice e Paolo Patui, coppia di affiatata e collaudata complicità culturale, cui si deve anche il recente saggio “Il teatro friulano. Microstoria di un repertorio tra Otto e Novecento”, edito da Forum sotto l’egida del Teatro Nuovo “Giovanni da Udine”, ARLeF e Farie Teatrâl Furlane. A loro dunque il compito di guidare il pubblico lungo i rivoli di una storia cospicua e affascinante e di sottrarla all’oblio o anche alla sottovalutazione cui talora è stata relegata, quasi si trattasse di espressione solo vernacolare, farsesca, bozzettistica, convenzionale e dunque inferiore rispetto alle più autorevoli tradizioni della poesia e della prosa.
Della ricchezza della drammaturgia friulana, in effetti, non si conosce molto, a parte l’opera di un autore introspettivo come Siro Angeli, di un “agitatore” come Luigi Candoni e di un outsider assoluto come Pier Paolo Pasolini, che era friulano per metà ma che in quell’idioma scrisse un’opera di altissima suggestione come “I Turcs tal Friúl”, senza dimenticare i nomi prestigiosi e imprescindibili di Ippolito Nievo o David Maria Turoldo.
In realtà, già nella seconda metà dell’Ottocento – tema del prima serata –, spicca una fitta sequenza di autori, vocazioni e testi, inclini ad una forte sperimentazione interna e, in qualche caso, anche ad un’insospettabile vena laica e critica, che fa il paio con il compito pedagogico di cui la locale borghesia risorgimentale e poi unitaria, come nel resto del Regno, amò investire il palcoscenico. Nacque e si irrobustì così un repertorio direttamente pensato per la destinazione scenica e che poi fu supportato da un reticolo fitto di compagnie amatoriali, oltre che di spazi teatrali e di un sistema già pulsante di comunicazione con il pubblico.
Fu naturale dunque che una tradizione già così corposa e screziata potesse alimentare e anzi incrementare la “necessità” dello scrivere e del fare teatro anche nel corso del Novecento, secolo “breve” perlustrato durante la seconda tappa di questo piccolo viaggio. Anche grazie al sostegno della Società Filologica Friulana e sia pure con l’inevitabile pedaggio ad una scena per lo più comica e d’evasione, quel teatro poté resistere così all’ostilità del ventennio per le espressioni dialettali e consegnare la forza della sua tradizione al giro di boa della seconda metà del secolo. Da allora fu tutto un fiorire di esperienze di scrittura e di pratiche materiali, ma ora atteggiate a proporre sul palcoscenico un Friuli incrinato, conflittuale, drammatico e via via smarrito, anche nei fatti di lingua e di identità collettiva. Un teatro, di volta in volta con portata sociale o psicologica, realistica o lirica, comica o politica, sentimentale o di denuncia, e spesso in relazione feconda con la grande drammaturgia contemporanea, che evidenzia la sua sostanza di specchio della realtà moderna e delle lacerazioni che, in Friuli, ne strappano le certezze e ne smantellano gli stereotipi da piccola patria felice.
Di questo percorso, o almeno di alcuni dei suoi umori più significativi, daranno conto anche dei momenti di lettura da alcuni testi, come esempi di una vicenda antica, necessaria, ancora vitale e oggi aperta al futuro e alle sue tante, problematiche prospettive.
Tutti gli appuntamenti sono ad ingresso libero e gratuito. Per la serata-spettacolo del 15 giugno, in caso di pioggia verrà spostata al Teatro San Giorgio (via Quintino Sella). Per informazioni è possibile telefonare al PuntoInforma al numero 0432 414717.