In riferimento agli eventi calamitosi che in questo periodo hanno interessato la regione Liguria ed in particolare il territorio genovese e l’estremo levante ligure, ho sentito molte opinioni in merito alle problematiche legate all’allerta meteo piuttosto che alla prevedibilità o meno degli eventi accaduti.
Molto si è anche detto sulla possibilità di evitare le tragedie, i danni, i disastri provocati dall’evento.
Sono Dirigente del Settore Ecologia del Comune di Imperia dal 1994 cui fanno capo, tra l’altro, la Protezione Civile e l’Osservatorio Meteorologico e Sismico, nonché dal 2009 sono anche Direttore di quest’ultimo, un connubio questo che mi ha permesso di acquisire una competenza specifica nella materia.
In questi anni ho partecipato in prima persona ai numerosi eventi calamitosi che hanno colpito il nostro territorio trovando un apporto fondamentale nelle Associazioni di volontariato di Protezione Civile che ormai da anni sono le vere protagoniste nella salvaguardia del territorio e delle vite umane nel momento del pericolo.
Devo dire che col tempo la “macchina della Protezione Civile” ha sviluppato un percorso di crescita (sicuramente perfettibile) che ha permesso di creare quel “circuito virtuoso” che dalla prevenzione porta alla tutela della vita dei cittadini passando attraverso alle allerte, ai presidi, agli interventi sul territorio.
D’altra parte, come tecnico e direttore dell’Osservatorio devo constatare che le c.d. previsioni meteorologiche altro non sono che indicazioni e non certezze e questo per diversi fattori: infatti, la natura, per definizione, non ha padroni, non è pilotabile da parte dell’azione umana ed i suoi fenomeni in molti casi rispondono a leggi proprie, non traducibili in modelli matematici. Vorrei essere un pochino più chiaro facendo un esempio parossistico: un noto fisico dell’atmosfera americano ha dimostrato, negli anni ’50 del secolo scorso, che un battito d’ali di una farfalla in Cina potrebbe provocare un uragano nel Golfo del Messico.
Ora, con questo non voglio dire che le previsioni meteorologiche siano inattendibili, tutt’altro, anche in questi giorni, purtroppo in larga parte ci hanno “azzeccato”, ma la quantità di pioggia scesa in poche ore nel levante ligure e nel bacino del Bisagno va al di là di ogni logica di previsione (e di qualsiasi modello matematico).
Considerando inoltre che la conformazione orografica della Liguria ha visto il concentrarsi delle città più importanti sulla costa, i principali (e con più alta densità di popolazione) insediamenti urbani liguri risultano ubicati nella zona di confluenza dei bacini idrografici sottesi dai rispettivi territori. Questo è uno dei motivi (ma non l’unico) per cui in Liguria la problematica legata alla criticità idrologica diventa veramente importante: anche i tempi di corrivazione (ovvero il tempo di “risposta” del bacino idrologico al fenomeno meteorologico associato) non lasciano scampo come verificatosi per il rio Fereggiano a Genova.
Non voglio entrare in merito alla trasformazione del territorio effettuata dall’uomo, constatando comunque che questa c’è stata e che con questa dobbiamo fare i conti; per questo motivo ben venga ogni azione atta a riportare i giusti equilibri tra uomo e natura anche se il più delle volte i costi economici di tali operazioni non sono sostenibili nell’immediato e comunque i lunghi tempi necessari per la realizzazione di grandi opere strutturali non permetterebbero un’immediata soluzione del problema (e la conseguente salvaguardia della vita umana).
Cosa fare allora?
A mio avviso, se veramente vogliamo evitare altri lutti quali quelli di Genova e delle Cinque Terre dobbiamo mettere in atto, ognuno di noi sotto la propria responsabilità, le misure indicate dalla Direttiva ARPAL nei casi di eventi funesti: non possiamo sempre addossare le responsabilità ad altri soggetti o pretendere che altri prendano decisioni al posto nostro.
Infatti, così come nessuno di noi si sognerebbe di accendere una sigaretta mentre fa benzina al proprio mezzo, così come nessuno dovrebbe andare a bagno quando è esposta la bandiera rossa , così come nessuno di noi dovrebbe superare i limiti di velocità o bere prima di guidare, ebbene nessuno di noi dovrebbe trasgredire le regole di comportamento sopracitate e che poi si rifanno alle c.d. regole del buon senso comune, merce sempre più rara ai giorni d’oggi.
Chiaramente ogni evento calamitoso, ogni dissesto, ogni tragedia fa storia a sé ma è da questo che si devono trarre i consigli, i comportamenti, le azioni da evitare o da intraprendere.
La vita di ognuno di noi non è delegabile a nessuno, siamo noi gli arbitri ed i protagonisti della nostra esistenza.
Io penso che se ogni soggetto pubblico e privato saprà fare la propria parte, Istituzioni, Scuola, Cittadino e Famiglia , e ricoprire il ruolo “assegnatogli” nella società, non si potranno sicuramente evitare i fenomeni naturali ma quanto meno limitarne le conseguenze.
Il Dirigente del Settore Ecologia del Comune di Imperia
Direttore dell’Osservatorio Meteorologico e Sismico
ing. Giuseppe ENRICO