Una domenica pomeriggio estiva insolita, riempita come nelle altre stagioni dell’anno dal calcio al Mittelfest di Cividale, attraverso “Io dico che domani Italia vince”, un recital letterario che dura quasi il tempo di una partita e mette a dura prova, anche fisicamente, il bravo regista e voce recitante Giuseppe Passoni. La pièce racconta il viaggio di Spagna ’82, il campionato del mondo vinto quando nessuno all’inizio avrebbe scommesso una lira sul successo dei nostri giocatori ed è tratta da “Il Racconto dell’Italia” di Mario Sconcerti, allora giovane cronista di Repubblica.
I volti dei protagonisti e i gol, che mille volte abbiamo visto nelle immagini, sono raccontati a parole, lucidamente: Paolo Rossi, quello che non avrebbe dovuto neanche partecipare in quanto appena rientrato dopo la squalifica per le scommesse, è sempre pallido, sempre più magro, non parla e non reagisce quasi. Al contrario, Enzo Bearzot è arcigno e sembra quasi cercare il conflitto con i giornalisti: integralista nelle sue convinzioni, difende il gruppo a spada tratta non cedendo di un millimetro alle provocazioni dei giornalisti, e sarà questa la sua fortuna. Dino Zoff, notoriamente non un chiacchierone, diventerà paradossalmente il portavoce degli azzurri nel momento in cui dopo aver rischiato di andare a fondo e averlo quasi toccato, si risolleveranno grazie al “tesoro umiliante” del gol segnato in più rispetto al Camerun nella fase eliminatoria.
Proprio il girone iniziale, nel piovoso e freddo nord-ovest della Spagna, sarà la fortuna degli azzurri, in quanto l’assenza del caldo consentirà loro di risparmiare energie preziose per le partite importanti. La malinconia della pioggia e la tristezza vengono ben rappresentate dal clima, non solo meteorologico, che regna anche fra i giornalisti e dalle musiche in sottofondo di Piazzolla. Invece il trasferimento a Barcellona dopo la fase preliminare, fra i dipinti di Mirò proiettati anche sulla scena, sarà la rinascita: lo spirito nuovo di quella nazionale è nelle citazioni letterarie che accompagnano il racconto sapientemente inserite da Raffaella Adani, che indossa l’abito rosso per l’inizio del “Ribelle” di Neruda, “Caronte, io sulla tua barca sarò come uno scandalo”. O forse scandalo sono quei giornalisti rampanti impersonati da Riccardo Mattei che riempiono di parole e fango gli azzurri per poi ricredersi e salire assieme a tutti sul carro del vincitore (in parziale soccorso della categoria arriva l’aiutino dalle parole di Ungaretti: “un uomo è uomo quando molto ha sbagliato”).
Bruno Pizzul, presente anche in sala, interviene in voce registrata e rappresenta la figura di Gianni Brera, “maestro” indimenticato di Sconcerti; nell’incontro finale con il pubblico fa presente con un pizzico di nostalgia che quello di Spagna è l’ultimo mondiale in cui si è “divertito” a fare il telecronista, in un’epoca in cui i calciatori non parlavano per tweet. La cavalcata trionfale degli azzurri viene sottolineata dalle note di “Volare” che accompagnano la trasformazione del brutto anatroccolo Rossi, in cigno. E mentre Passoni indossa la maglia utilizzata da Zoff nella finale Italia Germania, i gol vengono magnificamente raccontati da voci storiche come quelle di Ameri e Martellini.
“Io dico che domani Italia vince” è il pronostico su Italia Brasile del presidente della federazione calcistica del Mali. E per fortuna ci ha azzeccato. Quella storia che ha avuto due friulani doc tra i protagonisti, l’allenatore Bearzot e il portiere Zoff, è stata qui raccontata da artisti friulani: con passione e precisione. E contiene un esempio chiaro di come resistere e non mollare, continuare a credere nelle proprie possibilità nonostante tutto remi contro, possa essere il segreto del successo. Quanto mai utile di questi tempi.
Claudio Trevisan