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Da mercoledì 13 Marzo: L’onirico “Siums” di Gigi Dall’Aglio incanta il Giovanni da Udine.

 

Da mercoledì 13 a venerdì 15 marzo 2013 alle ore 20.45 e sabato 16 marzo alle ore 16.00 sul palcoscenico del Teatro Nuovo Giovanni da Udine andrà in scena l’onirico spettacolo in lingua friulana con sopratitoli in italiano Siums, una produzione teatrale della Farie Teatrâl Furlane che ha debuttato in prima assoluta a MittelFest 2012 e gode del sostegno di Regione Friuli Venezia Giulia, Provincia di Udine, ARLeF Agjenzie Regjonâl pe Lenghe Furlane, MittelFest, Teatro Nuovo Giovanni da Udine, CSS Teatro stabile di innovazione del FVG, ERT Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia, con lo stesso CSS Teatro stabile di innovazione del FVGcome produttore esecutivo.  Un folto gruppo di drammaturghi e registi ha colto la proposta di Dall’Aglio di estrarre dai testi di autori friulani ormai scomparsi (Elio Bartolini, Antonio Bellina, Novella Cantarutti, Sergio Maldini, Pier Paolo Pasolini, Carlo Sgorlon), frammenti e invenzioni, ponendosi l’obbiettivo di testimoniare “un comune modo di sognare”. Le “suggestioni oniriche drammaturgiche” di Andrea Collavino, Gigi Dall’Aglio, Claudio de Maglio, Paolo Patui, Massimo Somaglino, Giovanni Battista Storti, Federico Tavan, Teatrino del Rifo, Teatro Incerto e Carlo Tolazzi, si realizzano sulla scena in sette brevi episodi teatrali che coinvolgono abilmente lo spettatore anche grazie agli splendidi costumi e scene di Emanuela Dall’Aglio, alle suggestive luci di Marco Giusti e alla musica originale di Davide Pitis, eseguita magistralmente dall’Ensemble del Conservatorio “Jacopo Tomadini”. Protagonista è la lingua friulana, nella convinzione che “la scrittura per il teatro sia un atto concreto che ha bisogno di una costante verifica con il palco di scena”.  Tra le radici del progetto c’è un capolavoro del cinema: lo straordinario Sogni di Akira Kurosawa che, come dice il regista Dall’Aglio, “ci racconta l’essenza dell’esistenza attraverso sette sogni. Con illuminante chiarezza il Maestro del cinema giapponese ci ricorda i passaggi fondamentali della vita in cui tutti possiamo riconoscerci: la crisi della separazione, dell’abbandono, la necessità di chiudere col passato, il senso panico della fine, il rifugio nello spazio inquieto della bellezza, il bisogno di un equilibrio pacificante. Attraverso racconti in forma di metafora, Kurosawa illumina quei passaggi con la ricchezza visionaria propria dei procedimenti analogici tipici del sogno. Ma mentre la sostanza dei sette sogni viene indubbiamente percepita come universale, la forza della metafora-sogno e cioè del racconto, delle azioni e delle immagini che ci propone, è Giappone, puro Giappone, con tutta la forza del suo immaginario. Quale realtà culturale oggi in Italia è in grado di presentarsi con una struttura di immagini, di pensiero, di parola, di gesti che sia compatta, omogenea, cosciente e riconoscibile? A mio avviso uno dei corpi storico/geografici più completi per un’operazione di questo genere è proprio il Friuli. Gli aborigeni Australiani chiamano la loro cosmogonia “Big Dream” un sogno comune, uguale per tutti. Io credo che, per quel che concerne la forma, il Friuli faccia sognare tutti con gli stessi colori, suoni, emozioni, percezioni e con lo stesso passo nel raccontare metafore di un comune sentire e sognare che noi possiamo già individuare nascosto tra le pagine e le parole del suo corpo letterario e ripresentarlo ordinato in quel rito agitatore di miti che si chiama Teatro”.

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