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Diario di uno Sto(r)ico

La manifestazione di èStoria non poteva che essere seguita da uno storico, o meglio, da una persona che studia storia. Dirsi storici, come afferma Luciano Canfora, è cosa che solo personaggi come Erodoto o Tucidide possono permettersi di fare. In questo caso, vista la mia assidua permanenza al Festiva posso meglio chiamarmi stoico, perché abbandonare tutto per abbracciare dalle otto di mattina alle otto di sera la storia, solo una persona votata a tale disciplina filosofica può farlo. E’ così, vista l’ampiezza delle giornate e degli interventi, ho pensato di trascrivere momenti pensieri e situazioni in un piccolo diario.

Giovedì 17

Giovedì 17 apre èStoria, la strana assonanza con venerdì 17 è fortuita e contraria, proprio come il meteo, che pur avendo paventato un ritorno all’inverno, il giorno precedente, non solo è stato clemente ma sembra aver riportato una fresca primavera a Gorizia. La serata è cominciata con una fila interminabile prima dell’entrata al Teatro. L’organizzazione, infatti, ha pensato di permettere l’accesso alla presentazione solo con il ritiro preventivo e gratuito dei biglietti e questo, invece di scoraggiare i cittadini Goriziani, ha dimostrato come questi siano attaccati alla manifestazione culturale.

Superata la calca e presa posizione, è iniziata la presentazione di tutte quelle figure istituzionali che hanno partecipato alla realizzazione del Festival. Chi realmente ci mette il cuore e lo spirito nell’organizzare spesso accade che venga presentato per ultimo e anche in questo caso non si è fatta eccezione. Hanno iniziato le presentazioni l’amministrazione cittadina nella veste del Sindaco, il quale ha spiegato quanto sia doveroso il plauso al Festival avendo raggiunto traguardi nazionali e internazionali affermando di aver programmato un sovvenzionamento triennale alla manifestazione in modo da assicurare ai fratelli Ossola un futuro più tranquillo per l’organizzazione di èStoria. La Provincia ha continuato il balletto tra i patrocinatori,con la presenza dell’Assessore Provinciale Portelli, che ha ricordato il percorso intrapreso con questa edizione del Festival in memoria del Centenario dalla Grande Guerra e proprio in questo senso va il contributo provinciale all’organizzazione del Convegno Internazionale “Donne della Grande Guerra”.

Finiti i rappresentanti delle amministrazioni provinciali e comunali, hanno portato il loro contributo i portavoce della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia e della Banca Popolare Friul Adria Credit Agricole. A seguire, finalmente, i veri protagonisti del Festival, i Fratelli Ossola e la Presidente del Comitato Scientifico, Chiara Frugoni.

Dopo l’ultimo intervento, fatto dall’assessore regionale Paola Seganti, ha introdotto il concerto dell’Orchestra for Peace, Quirino Principe, celebre musicologo Goriziano.

Il tema del suo intervento è stato “Il Suono della Pace” dove da fine intenditore e uomo che nel tempo ha saputo guadagnarsi l’aurea di politically scorrect, ha saputo richiamare l’attenzione non solo sul tecnicismo del componimento (una Messa parodia tipicamente in uso nell’alto medioevo) ma anche sulla necessità di non ricercare la pace ad ogni costo, dichiarandosi egli stesso “non un uomo di pace” anche se non amante delle guerre.

Il concerto The Armed Man – A Mass for Peace di Karl Jenkins è stato magistralmente diretto da Fabio Pettarin con l’ottima performance della Corale “Renato Portelli” di Mariano del Friuli e dell’Orchestra for Peace. Lo spettacolo è iniziato in modo del tutto particolare, il coro ha cominciato ad ondeggiare e a muoversi, fino a quando a preso piede un rumore che gli stessi coristi facevano. Era un passo di marcia, richiamato dal rullante e dall’ottavino che risuonavano come se volessero chiamare delle ipotetiche armate al fronte. Nello stesso istante, a coadiuvare questo già emozionante quadro, sul fondale dietro al coro, è iniziata la proiezione di un filmato che ha confermato le aspettative. L’esibizione è andata avanti raccontando in modo musicale i filmati riguardanti la guerra e la pace proiettati, fino a ritornare al tema iniziale con l’ultimo pezzo. Qui avviene, però, una trasformazione, il suono di guerra che tanto aveva trascinato il pubblico inizialmente, verso un atmosfera di guerra, diventa un’energica e gioiosa giga di pace a concludere il concerto.

Marco Zanolla

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