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Frammenti di storia recente a Gorizia per il Festival èStoria

Cambio di rotta a èStoria per il IX Festival Internazionale della Storia, a Gorizia fino a domenica 26 maggio: nel 2012 i profeti, quest’anno tocca ai banditi. In un sabato pomeriggio piuttosto fresco si erge a traghettatore fra le due edizioni della manifestazione il cardinale Ruini, con un intervento che analizza l’intreccio tra spiritualità e misericordia, introdotto dall’episodio di Gesù e i ladroni.

Bandito per eccellenza, almeno in Italia, è di certo Salvatore Giuliano: la dimostrazione di come nel nostro paese a volte eroi veri cadono nel dimenticatoio mentre criminali autori di mattanze e centinaia di omicidi diventano eroi, fino a sfiorare il mito. Due storici, esperti di mafia,  Giuseppe Casarrubea (figlio di un sindacalista assassinato nel 1947) e Nicola Tranfaglia (professore dell’Università di Torino) aiutano a fare luce sulle connivenze tra mafia e politica in Sicilia, già forti sul finire del secondo conflitto mondiale. Aspetti per certi versi ancora misteriosi, secondo quanto sostenuto dagli studiosi, a causa anche dei vincoli che in Italia derivano dal segreto di stato e della burocrazia stessa, che spesso mette i bastoni fra le ruote al lavoro degli storici. Giuliano, un bandito che prova a far politica scrivendo addirittura al presidente americano Truman, vanta rapporti con politici che più che politici sembrano banditi loro stessi.

Di Giulio Andreotti, recentemente scomparso e anch’egli discusso per intrecci fra poteri occulti, non disdegna le doti politiche invece Giampaolo Pansa, giornalista “libero” perchè ha cambiato parecchie testate e ci si accorge che ne è orgoglioso. Pansa ricorda i primi tempi di Repubblica, un giornale che appena nato, alla fine degli anni 70, era considerato dalle malelingue il “corrierino dei piccoli”. Cresciuto oggi fino a diventare il secondo quotidiano in Italia per diffusione e vendite, Repubblica ha sempre peccato di partigianeria: ha ancora senso oggi spendere denaro per cinque editoriali sullo stesso argomento con pensieri e conclusioni che rispecchiano lo stesso modo di intendere la politica? Pansa è un nostalgico degli inizi, quando i giornalisti venivano “provati” a rotazione e si esprimevano secondo schemi meno preconfezionati. Ma è proprio lo schierarsi troppo apertamente, di certo un punto di forza in altri momenti, a rischiare di mettere in crisi il giornale stesso in un periodo in cui la sinistra italiana vive profonde difficoltà.

Di Pansa è bello ricordare la celebrazione finale del computer, rispetto alle antiche macchine da scrivere. Citando l’editore Leo Longanesi, che gli suggeriva di “grattare”, ossia eliminare orpelli, ovvietà e parole inutili in un testo, Pansa ci assicura che il comando “taglia” è quello che apprezza di più su una tastiera. Come non essere d’accordo.

Claudio Trevisan

 

 

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