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Udinese-Napoli: storia infinita fuori e dentro il campo

La storia recente delle sfida giocate da Udinese e Napoli è ricca, fuori e dentro il campo. Partiamo dagli spalti: la parte più calda della curva bianconera certe cose non le perdona, basti pensare ai cori antinapoletani che puntualmente accompagnano ogni partita casalinga (zittiti ultimamente solo dalle rimostranze di Totò Di Natale) dopo la spedizione punitiva di frange estreme di tifosi – si fa per dire – partenopei, in prossimità dello stadio Friuli a febbraio 2010. Quell’episodio per i tifosi dell’Udinese ha visto arrivare il Napoli quasi a sopravanzare Juventus e Triestina, a livello di rivalità calcistica. Non ho idea di cosa inventerà la curva stasera – per favore limitiamoci agli sfottò e soprattutto ricordiamoci sempre che dopo tutto è solo una partita di pallone – ma di certo non mancheranno i fischi per gli avversari. Fischi da parte della curva che non ha perdonato Morgan De Sanctis, diventato estremo difensore del Napoli dopo due esperienze anonime all’estero: persona ancora stimata da molti in Friuli (incluso il sottoscritto), scappò però in modo a dir poco rocambolesco all’apice della sua avventura in bianconero, grazie alla rescissione del contratto – unilaterale e con piccolo indennizzo – garantita da una norma FIFA piuttosto discutibile, specie per un portiere che allora (a soli 30 anni) aveva davanti ancora molte stagioni da giocare ad alto livello. Di certo non arriveranno applausi per il guerriero Gokhan Inler, così “guerriero” che quando segnò al San Paolo un gol alla sua futura squadra non se la sentì di esultare: forse aveva solo preso male la mira. A questo punto difficile pensare che la curva accolga con affetto Pablo Armero, che nell’ultimo anno ha fatto così poco sul campo per l’Udinese che non è stato davvero un sacrificio cederlo agli azzurri. E non dimentichiamo che Pozzo al Napoli ha venduto anche Quagliarella, forse l’unico partito in maniera “trasparente”: lo ricordo commosso in occasione dell’addio a Udine, felice di tornare a casa, salvo poi essere scaricato dopo un anno per far posto a Cavani. E ora passiamo al campo, provando a mettere assieme l’Udinese-Napoli che vorremmo e quella che non vorremmo rivedere, sperando almeno in una via di mezzo. Vorremmo rivedere la tripletta del capitano Antonio Di Natale, come nel 3 a 1 di novembre 2010, con classica lamentela finale di Mazzarri per un’espulsione di Maggio. L’arbitro Damato è lo stesso di quella partita e da Napoli già è iniziato il chiacchiericcio: se le cose non vanno secondo copione, aspettatevi un post-partita con lacrime di coccodrillo in salsa azzurra. Non vorremmo invece rivedere lo 0 a 5 dell’era Marino alla seconda giornata della stagione 2007-2008 (che peraltro fu una autentica “lezione” di calcio impartita ai bianconeri dall’isontino Reja). Ma soprattutto stasera non vorremmo rivedere Maradona, che secondo alcuni è dato rientrante in Italia e presente sugli spalti del Friuli: uno che dentro al campo è stato il migliore, fuori è stato tutto fuorchè un esempio. Mandi.

Anonimo bianconero

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