Atene risponde all’appello internazionale e si presenta all’Europa con un governo favorevole alla permanenza nella zona euro. Non si tratta di essere europeisti o meno, è una questione di responsabilità. L’Unione europea soffre sicuramente di un deficit di legittimità democratica e di leadership politica che rende la sua moneta più debole di fronte alle speculazioni, ma risulta ancora lungimirante come progetto di unione tra i popoli.
L’essere umano si sente rassicurato dall’essere circondato da suoi simili per lingua, cultura, opinioni ma, per fortuna, ha anche una forte tendenza alla conoscenza dell’ignoto e del diverso: l’Europa è simbolo universale di questi caratteri naturali. Se non si crede a una così spicciola e breve analisi, possiamo porre l’attenzione sul reale peso degli Stati nazionali rispetto a quello dell’Unione europea verso i cittadini e il territorio. Centri di formazione, parchi scientifici, imprese private, associazioni e molti altri attori visibili della creazione di ricchezza della nostra società nazionale vivono sui progetti resi disponibili dall’Unione europea, i cittadini nati tra gli anni ottanta e novanta lo sanno bene. I diritti dei cittadini e delle imprese godono di maggiori garanzie in sede europea piuttosto che sotto la tutela della legge italiana, sempre che si parli di diritti e non di favori.
Le crisi economiche sono cicliche per cui devono essere colte come opportunità e devono essere affrontate con un forte senso di responsabilità verso le generazioni future. Qualche ingranaggio si è rotto nel sistema dell’opulento mondo occidentale e verrebbe da dire “era ora!” considerando che le difficoltà che giovani e anziani stanno affrontando sono assai diverse da quelle che seguirono la crisi degli anni venti, i sistemi totalitari e la seconda guerra mondiale scoppiata in quei luoghi dove in questi giorni si stanno giocando gli Europei di calcio.
L’Europa ha responsabilità storiche, civili ed economiche verso il mondo intero e verso se stessa, ha il dovere di essere la prima promotrice della pace tra le nazioni perché di questo, in fondo, si tratta. A chi non crede che l’Europa esista consiglio un mese a Strasburgo al confine tra Francia e Germania, l’estate in Istria terra multiculturale da secoli, ma anche qualche giorno a Londra, dove la presenza di un emblema dei nazionalismi come la Corona non limita lo scambio, altra caratteristica naturale di noi esseri umani, fra noi cittadini europei.
Federico Gangi
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