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400 anni e non sentirli: Convegno di Studio sul Vocabolario della Crusca all’Università di Udine

L’Università degli Studi di Udine è stata teatro del convegno dedicato alla nascita del Vocabolario nelle giornate del 12 e 13 marzo 2013. Sono decorsi nel 2012 infatti  i quattrocento anni dalla prima stampa del Vocabolario della Crusca, la prima lessicografia non solo della lingua italiana, ma la prima di una lingua moderna. Impresso a Venezia a cura dell’Accademia della Crusca di Firenze, il Vocabolario nasce con l’obiettivo di depurare la lingua fiorentina dalla “crusca”, ovvero da tutto ciò che è venuto a corrompere la bella loquela delle tre Corone, in particolare quella di Dante. Connotandosi quindi in chiave classicista e purista, il Vocabolario dell’Accademia della Crusca fin dalla prima edizione (1612) non poté evitare critiche e commenti dai letterati della penisola, il Beni in primis, e nemmeno dagli stranieri, i quali non trovavano nel vocabolario gli strumenti per distinguere i termini desueti da quelli moderni. Eppure, esso sopravvisse distintamente fino ai primi del Novecento, rimanendo punto di riferimento per i vocabolari della lingua italiana più moderni e per gli scrittori, come il Monti che vi annotò a lato le sue famose “postille”.

Proprio in questo senso si è orientato il convegno: nel pomeriggio di martedì 12, dopo l’introduzione ai lavori da parte dell’attuale presidente dell’Accademia della Crusca Nicoletta Maraschio, argomento di relazione è stata la genesi e la stesura del Vocabolario
da parte dei Cruscanti (relatori sono stati Paccagnella, Università di Padova, Belloni, Università di Venezia, Drusi, Università di Venezia, e De Martino, Accademia della Crusca); la mattinata di mercoledì 13 è stata invece dedicata alle critiche mosse al Vocabolario della Crusca (sono intervenuti il professor Daniele, Università di Udine, con una relazione inerente all’opera “anticruscante” del Beni; Vescovo, Università di Venezia, che ha intrattenuto il pubblico di studiosi, professori e studenti sul tema delle commedie di ambito accademico, in particolare in senso sarcastico e comico, come “Il toscanismo e la Crusca, o sia il Cruscante impazzito” del barnabita Aricci; Contarini, Università di Udine, sulla Crusca come idolo della polemica del Caffè, in particolare dei Verri e del Beccaria, contro ogni idea normativa di scrittura; Nascimben, Università di Udine, che ha esposto l’anacronismo e la regressività della lingua del Gozzi e di quella che la dottoressa ha indicato come la “funzione Pulci”; Matarrese, Università di Ferrara, che si è concentrata sulle “postille” e sulla famosa “Proposta di alcune correzioni e aggiunte al Vocabolario della Crusca” del Monti); il pomeriggio ha visto invece la fortuna del Vocabolario come tema cardine (interventi di Damiani, Università di Venezia, Caliaro, Università di Udine, Fusco, Università di Udine, e Formentin, Università di Udine).

Pur etichettandosi come Convegno di Studio, le due giornate si sono dimostrate accessibili anche ai meno addetti ai lavori, ma anzi interessanti e ricche di spunti, da leggersi anche in chiave moderna. Molti degli argomenti trattati sono stati infatti oggetto di analisi solo negli ultimi anni, come la lingua del Gozzi, il cui fondo è stato aperto al pubblico solo nel 2006, o sono tuttora spunti di dibattito, come l’inaccessibilità della lingua della magistratura e della burocrazia, quel burocratese tanto distante dal popolo, che già il Beccaria lamentava.

Martina Napolitano

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