Nell’ambito dei progetto Interreg “Confrontarsi Attivamente sul Territorio” che, capofila l’ITG Marinoni di Udine permette a studenti dell’istituto udinese, di due scuole venete (ISIS Palladio e OMC Fondazione Pio X di Treviso) e di una carinziana (HLM Klagenfurt, Wi’mo) di sperimentare insieme nuove modalità interattive di apprendimento nei siti archeologici di Aquileia e del Magdalensberg, avrà inizio oggi pomeriggio un corso teorico di restauro delle strutture archeologiche in elevato organizzato dall’Università di Firenze e diretto dal prof. Luigi Marino.
Il progetto nasce dall’iniziativa, partita già nel 2010, in base a un protocollo d’intesa tra Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia e Società friulana di archeologia. Sulla base di questo sono stati coinvolti fin dal 2010 studenti dell’Istituto Marinoni di Udine in attività che prevedevano soggiorni periodici ad Aquileia di studenti e volontari al fine di prendersi cura della manutezione di una parte del grande sito archeologico. La scelta fin da allora è caduta sul tratto terminale, a occidente, delle Mura a zigzag Bizantine, erette alla metà del VI sec. d. C., che costituiscono un monumento unico in Italia e attualmente non visitabile da parte del pubblico. L’area si trova a ridosso del tratto occidentale delle mura tardo-antiche di Aquileia, all’esterno delle quali, nel IV-V secolo, fu disposta anche una piccola necropoli di cui finora sono state individuate 41 sepolture.
Le lezioni sono dedicate a laureati, ma sono aperte anche a chiunque fosse interessato. Il problema del restauro è eterno e richiede sempre nuovi interventi, anche perché a distanza di anni i lavori già svolti possono rivelare manchevolezze o possono richiede adeguamenti e migliorie, anche alla luce dei nuovi metodi oggi praticati. Il corso, promosso dalla Soprintendenza ai Beni archeologici del Friuli Venezia Giulia, si svolge grazie a un accordo tra Università di Firenze e Società friulana di archeologia. Il corso prevede anche esperimenti di relizzazione di malte sul campo secondo i metodi antichi e cercherà di proporre forme di valorizzazione dell’esistente che non intervengano, come si faceva usualmente in tutto il Novecento, sull’opera muraria, falsandone le caratteristiche.
La Redazione