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L’inno al teatro di Branciaroli al Giovanni da Udine

Serata speciale per gli spettatori presenti ieri al Giovanni da Udine che hanno assistito a una vera e propria dichiarazione d’amore per il teatro, recitata dagli interpreti del “Servo di scena” di Ronald Harwood, magistralmente diretto e rappresentato da Franco Branciaroli. Di recente, anche sul grande schermo si sono viste dichiarazioni d’amore, in questo caso per il cinema. In “Hugo Cabret”, ambientato in una stazione ferroviaria, viene riproposta la scena del treno dei Lumière che entra in sala e spaventa il pubblico presente; allo stesso modo, il “Servo di scena” è un continuo spot per Shakespeare, ironicamente ripercorso dal suo protagonista che, nel tentativo di ricordare le battute di Re Lear, spara a raffica frasi tratte dai vari lavori del drammaturgo inglese: ma è tutta una scusa per rappresentare la gioia di essere artisti. Un po’ come accade nel pluripremiato film “The Artist”, coraggiosamente in bianco e nero e soprattutto senza parole, che riprende scene famosissime da altri capolavori del cinema e racconta la parabola discendente di un attore del “muto”: anche il “Servo di scena” è la storia di un attore stanco, sul viale del tramonto, che ha perso la brillantezza di un tempo, anche se questa di tanto in tanto torna a fare capolino.

Se il cinema anche di qualità continua a rubare idee al teatro, nella piéce di Harwood il teatro viene raccontato dal teatro. Si tratta della storia di una compagnia teatrale di secondo piano, a conduzione “familiare”, che recita Shakespeare durante la seconda guerra mondiale; non si fa intimidire dai bombardamenti e riesce a mettere in scena l’ultimo Re Lear. Sarà una delle rare occasioni in cui non sarà possibile dare un senso alla frase sentita mille volte nel mondo dello spettacolo: the show must go on. Con la morte del protagonista infatti stavolta finisce tutto: Branciaroli interpreta un Sir che non è mai stato nominato baronetto (anche se stranamente la scena concede spazio a “God save the Queen”), amato da tutti (eccezion fatta per la moglie che gli rinfaccia di aver rinunciato alla carriera cinematografica per stargli accanto): venerato dall’aiutante di scena, il brillante Tommaso Cardarelli, segretamente inseguito per 20 anni anche dalla regista, ha lasciato il segno anche nel cuore di una giovane e acerba attricetta. E così la morte di un personaggio tanto carismatico sarà anche la morte della compagnia.

Colpisce la scenografia, sapientemente organizzata da Margherita Palli su due piani: in basso quello dedicato ai camerini, dove si svolgono tutti i dialoghi, in alto il palcoscenico dove gli attori fanno gli attori interpretando Re Lear. Uno spettacolo da non perdere non solo per gli amanti di Shakespeare e dell’Inghilterra, ma per chi ama davvero il teatro. Purtroppo, troppo pochi per una piazza come Udine gli spettatori presenti, anche se molto calorosi con gli attori. In tempi di crisi,  il suggerimento per tutti è di rinunciare per una volta a una pizza per godersi una serata in perfetto stile british con il “Servo di scena”, in replica stasera e domani alle 20,45 e domenica alle 16.

Claudio Trevisan

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