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Miniere, storie di vite interrotte

Oltre cento chilometri di gallerie che bucano le profondità del Monte Re, 19 livelli sotto terra, oltre cinquecento metri sotto il livello del paese di Cave del Predil: questi sono solo alcuni numeri che caratterizzano le miniere di zinco e piombo di Raibl, da circa vent’anni chiuse. Miniere che vivono però ancora attraverso i ricordi di chi ha scelto di rimanere, nonostante tutto a Cave. E vivono grazie anche al lavoro di Aida Talliente, “Miniere” presentato ieri sera a Udine al Palamostre per Akropolis.13 percorsi di teatro Civile del Teatro Club. Una storia di uomini e donne che hanno lottato, senza vincere per non farsi rubare il futuro e la speranza da dare come eredità ai figli. E’ la storia di un paese a pochi chilometri da Tarvisio che fino a vent’anni fa aveva duemila abitanti e che ora ne ha quattrocento, quasi tutti anziani, un paese che, grazie alla miniera, al lavoro duro nell’oscurità, ha avuto da subito l’elettricità e delle case confortevoli per i lavoratori e le loro famiglie. Un paese, un’intera comunità che si è mobilitata quando alla notizia della imminente chiusura della miniera 55 minatori hanno occupato per 17 giorni (6 febbraio 1991) il cuore della montagna. Così un invisibile filo teneva unito chi era rimasto fuori, le donne, i bambini, i vecchi, il medico, le suore che manifestavano con cartelloni contro la chiusura della miniera e chi era sotto, a protestare, in miniera perchè “il paese era la miniera e la miniera era il paese”.

La Talliente da voce ai minatori, che per generazioni sono scesi nelle viscere della terra e che hanno imparato a rispettare, una natura vista come madre che “nutre, protegge e a volte, punisce e abbandona”, una natura da “coltivare”: non a caso si parla di coltivare riferndosi all’attività estrattiva dato che la roccia per il minatore è come la terra per il contadino. Il lavoro della Talliente è il risultato di una ricerca sul campo, dell’ascolto di storie e di testimonianze, di un viaggio tra i cunicoli, nel buio che è nero e assoluto che porta gli uomini a vivere e lavorare in un “non luogo” dove il tempo e  le stagioni sono solo fuori, all’esterno,  mentre li non esistono. Il buio avvolge l’attrice sul palco, raggi di luce, come quella dei caschetti che indossano i minatori durante il lavoro illuminano ora il suo volto, ora le foto in bianco e nero che vengono proiettate, ora i punteggi di legno che sembrano veri e propri cunicoli. E in lontananza le voci, vere dei minatori. Sul palco anche Mirko Cisilino, che con la tromba, nella penombra ha reso ancora più vere e struggenti le parole dell’attrice.

Un pensiero non può non andare in Inghilterra dove proprio ieri si sono celebrati i funerali di Margaret Thatcher la lady di ferro che, negli anni ottanta, ha fatto chiudere le miniere di carbone lasciando a casa e senza lavoro migliaia di minatori che hanno protestato e manifestato duramente contro la decisione. Storie di vite che non devono essere dimenticate. E se per raccontare l’Inghilterra ci sono numerosi film, a non far dimenticare la storia di Cave del Predil – che è un po’ la storia di tutto il Friuli Venezia Giulia – ci pensano i rappresentanti dell’associazione ex minatori e il presidente della cooperativa nuova Raibl, Micottis, presenti in sala. Lo spettacolo andrà in scena  anche il 27  luglio proprio a Cave e sarà rappresentato proprio all’interno della miniera.  La miniera deve continuare a vivere, per dare speranza a queste vite interrotte.

Maria  Teresa Ruotolo 

About Maria Teresa Ruotolo

Nata a Udine nel 1970 vive a Grado. Giornalista Pubblicista dal 2004; Laurea in Scienze Politiche indirizzo politico sociale collaborazione varie: con il Consorzio Agenti Immobiliari per la redazione dell’editoriale di Corriere Casa Nord Est; con Gruppo Sirio per la redazione di articoli pubblicati sul periodico Business Point e altre varie collaborazioni per la redazione di articoli di attualità e politica.

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