Ieri sera al Palamostre di Udine è andata in scena Revolution Now!, la voglia di cambiamento secondo la Gob Squad, il collettivo britannico tedesco che in modo apparentemente scanzonato ha coinvolto il folto pubblico facendolo diventare parte attiva dello spettacolo. Ma il cambiamento, la rivoluzione non possono essere improvvisati, sono processi lenti che devono essere metabolizzati, accettati per poi essere espressi all’esterno. Tutto questo però non può essere fatto da un singolo chiuso in se stesso, ci vuole il coinvolgimento della gente. Ecco che il teatro, il quartier generale della rivoluzione deve portare all’esterno le sue idee. Il collegamento interno esterno è assicurato dalle immagini di ciò che avviene dentro rimandate su un video all’esterno, sulla piazza antistante il teatro.
Assistiamo a un videogioco diviso in 3 trasmissioni: nella prima ci sono le presentazioni degli attori e quella del pubblico, chiamato a partecipare attivamente a una rivoluzione senza un perchè apparente: ognuno trova dentro di sè le motivazioni per diventare un rivoluzionario, nella finzione può esserlo anche l’arrabbiatura per un caffè cattivo; la seconda parte si svolge all’esterno alla ricerca di gente disposta a fare la rivoluzione e va avanti finchè non si trova qualcuno: viene così reclutato un simpatico “rivoluzionario” uscito di casa solo per far fare i bisogni al cane; nel finale Andrea, il rivoluzionario “per caso” assoldato fuori dal Palamostre, viene invitato sul palco.
Riflessioni, pensieri, spunti durante le intense due ore che scorrono in apnea per nulla appesantite dal ricorso alla traduzione simultanea. Provocazioni quanto mai attuali che vanno avanti fino a quando il mondo esterno non è disposto a fermarsi. Nella finzione il mondo riesce a fermarsi e ad ascoltare i partecipanti al gioco collettivo e la rivoluzione non violenta ha successo. Nella realtà sarebbe così? Possibile fare una rivoluzione giocosa e non violenta? L’unico tentativo citato dagli autori è riservato alle russe Pussy Riot provocatorie allo stesso modo di God Squad ma dentro una chiesa piuttosto che in un teatro: così dalla chiesa sono finite direttamente in carcere.
Maria Teresa Ruotolo
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