Quando una storia gira per la testa come una mosca impazzita, allora liberarla diventa un’esigenza più che un dovere: è questa la motivazione che ha spinto Francesco Colò, 22 enne udinese studente di giurisprudenza, a scrivere prima “Texas Dream” e poi “A Dustland fairy tale”.
Due opere che, seppur tra loro molto distanti, ben rispecchiano la linea narrativa dello scrittore, notevolmente influenzato dai vari Stephen king, Joe Lansdale, Cormac Mc Carthy.
Dall’idea che la scrittura deve essere la rappresentazione di una storia, non di chi la racconta, “A Dustland fairy tale” narra le avventure di Charlie e Robert, sgangherati cowboy casinisti ed impulsivi che prima agiscono e poi pensano a come uscire vivi dai numerosi guai in cui si cacciano.
Uno stile innovativo, che scardina la narrazione classica con un finale atipico per il noir. Questa è una precisa volontà di Colò che cerca da un lato di prendere spunto dai suoi autori preferiti, dall’altro vuole staccarsi dai modelli classici per affermare la propria identità facendo conoscere le sue idee fresche e nuove, proprie di chi è così giovane e si cimenta nella scrittura dall’età di 15 anni per pura passione.
Passione che nasce dalle letture e che può essere sintetizzata con la frase di Sthepen King “scrivere è dare e darsi felicità” senza mentire al lettore, ma narrando esclusivamente la storia così come nasce e si sviluppa nella testa dell’autore.
Tra prostitute dal grilletto facile, messicani iracondi e cadillac arrugginite, “A dustland fairy tale” (Montag editore- disponibile su internet o nelle migliori librerie friulane) vi trascinerà in un incubo polveroso che non si dissolverà che ai primi vagiti dell’alba.
Rudi Buset
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