Il 17 maggio 1925 un gruppo di esploratori-lavoratori entrò per la prima volta in un luogo ancora sconosciuto all’uomo. Appena un anno dopo la grotta fu aperta al pubblico. I primi esploratori non furono molto gentili nei confronti di questa meraviglia sotterranea. Durante la visita la guida ci fa notare che all’appello mancano svariate stalattiti e molte stalagmiti, trafugate dai primi avventori come souvenir; tuttavia questo dettaglio influisce in minima parte sulla bellezza di questo splendido antro. La caverna si snoda in chilometri di gallerie percorse da un fiume, il cui rumore accompagna gli esploratori per l’intero arco della visita. L’ingresso turistico è del tutto artificiale, la discesa consiste in 189 gradini. La visita più corta dura all’incirca un’ora e un quarto e la sezione visitabile consiste in poco meno di un chilometro. La maggior parte del percorso si sviluppa sotto il bosco, l’altra zona si estende sotto il paese. E’ impressionante il pensiero di avere delle case a pochi metri dalla propria testa! Le gallerie che possono esplorare tutti sono a una profondità compresa tra i 25 e 40 metri circa. Quando si arriva nella prima sala, dopo quasi duecento scalini, si può osservare un laghetto artificiale molto suggestivo; ricostruito per ricordare agli avventori che originariamente in quella sala, prima dei lavori effettuati tra il 1925 e il 1926, vi era un metro e mezzo d’acqua. L’intervento umano ha fatto in modo che l’acqua confluisse per altre vie; il progetto originale prevedeva che il livello dell’acqua fosse abbassato, in modo da creare una camminata rialzata. Continuando verso destra si inizia a scendere. Per rendere il luogo più realistico c’è una ricostruzione di un esemplare di orso che, in occasione dei lavori di questo periodo, indossa un elmetto da lavoro. Seguendo il letto del fiume, che dopo la recente e prolungata secca è ridotto praticamente a un esile ruscello, si giunge fino all’interruzione del sentiero, il quale ritornerà percorribile dai più avventurosi e non solo alla fine dei lavori. Torniamo quindi sui nostri passi fino alla stanza d’ingresso. Dopo l’esplorazione di questa parte della grotta, caratterizzata da gallerie molto ampie e percorribili con facilità, grazie all’installazione di scale metalliche, la guida conduce il gruppo in “Paradiso”. La camminata, rispetto all’ingresso, continua verso sinistra. Per chi soffre di claustrofobia questo tragitto potrebbe non essere consigliato. Infatti nel tratto in questione il corridoio si snoda sotto il paese e quindi l’acqua ha dovuto affrontare rocce più difficili da scalfire; tutti i passaggi sono decisamente più stretti e tortuosi. Attraverso la galleria del Vento si arriva nella grotta del Paradiso. Questo anfratto lascia senza fiato, è molto piccolo ma di una bellezza unica. È possibile anche buttare la classica monetina porta fortuna; a fine stagione il ricavato verrà devoluto a un’ associazione locale contro i tumori. Giunti a questa incredibile sala la visita si conclude con il ritorno in superficie. All’interno della caverna l’umidità è del 98% e ciò rende l’aria priva di polveri, quindi praticamente sterile; inoltre la temperature è costante a 11° gradi. Le meraviglie in zona Lusevera non sono finite grazie alla presenza di altre grotte, come ad esempio l’Abisso di Vigant; purtroppo questo gioiellino della natura non è interamente visitabile, poiché è riservato a esperti e studiosi del settore. Dopo una camminata di qualche minuto in discesa si arriva di fronte ad un enorme ingresso; seguendo il sentiero fino in fondo si può osservare un’immensa e indefinita voragine buia che apre la mente verso i più fantasiosi scenari.
Per scoprire la parte migliore delle cose bisogna scavare a fondo; queste piccole grotte fanno capire che molte volte la bellezza è nascosta sotto la superficie.
Al. Di.
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