Inaugurazione: sabato 14 settembre, ore 18.30. Visitabile fino al 17 novembre 2013.
E’ un grande omaggio all’arte e alla poetica di Frank Dituri, il fotografo statunitense che preferisce raccontare “la sensazione e la presenza del tempo” anziché “i momenti decisivi” immortalati e teorizzati da Cartier-Bresson, la nuova proposta espositiva che sarà allestita alla Galleria Sagittaria di Casa Zanussi per iniziativa del Centro Iniziative Culturali di Pordenone, dal 14 settembre al 17 novembre 2013. Curata dal criticoGiancarlo Pauletto con la presidente del CICP Maria Francesca Vassallo, la mostra dedicata a Frank Dituri propone una sessantina di opere recenti dell’artista, e non a caso si intitola “Delle cose non viste”: perché «la fotografia di Frank Dituri testimonia il suo credere fermamente nelle qualità essenziali e mistiche della vita – spiega il critico americano David A. Lewis, che sarà presente alla vernice della mostra sabato 14 settembre alle 18.30 a Casa Zanussi – Dituri sminuisce il soggetto materiale della foto per dirigere l’attenzione dello spettatore all’Aldilà (l’oltre, l’altro lato), che è l’essenza della realtà trascendente. Il soggetto concreto davanti al suo obiettivo, quindi, non poteva mai essere un “momento decisivo”, che monopolizza l’attenzione escludendo tutto il resto. Anzi, l’immagine deve funzionare come uno specchio o una lente, e reindirizzare l’osservatore verso qualche altra cosa. Di conseguenza la concretezza degli oggetti rappresentati doveva venir alleviata, dissolta – qualche volta fino a scomparire».
Con una mostra-evento si apre dunque la programmazione 2013 – 2014 del Centro Iniziative Culturali di Pordenone: «Abbiamo incontrato Frank Dituri con Elio Ciol, anche lui un maestro della fotografia, benché non ami sentirselo dire – racconta la presidente del CICP Maria Francesca Vassallo – Assieme ai due artisti abbiamo visitato il nostro Centro, percorso le sale piene di gente e attività. Alla sorpresa di trovare un posto così vivo, abbiamo aggiunto il racconto dei tanti collaboratori e delle moltissime idee costruite in quasi cinquant’anni di storia, e in particolare dei grandi cultori di fotografia ospitati. Un lavoro che lascia il segno. Non sono servite molte parole con Dituri. Nell’incontro successivo, assieme allo studioso David Lewis, che lo segue nelle esposizioni in molte parti del mondo, è apparso chiaro il senso di quelle sue foto e di quella che sarebbe stata anche la mostra ospitata in Via Concordia. Non solo immagini bellissime, tecnicamente perfette, ma una ricerca che porta a scavare “nella complessità psicologica” dell’uomo».
«Sono stato il primo nato in America della mia famiglia di immigrati italiani, che si stabilirono a New York dopo la seconda guerra mondiale. Ho vissuto la mia vita a cavallo tra due culture», racconta di sé Frank Dituri, che vive e lavora tra Italia e New York. Le sue opere sono esposte negli USA, in Europa e in Asia. Di notevole importanza in Italia sono state le mostre personali alla Biennale di Venezia, al MOMA di Mosca e al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Ha pubblicato numerosi libri ed è stato recensito in molte pubblicazioni di prestigio. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private. È stato insegnante artista nel contesto del programma LTA del Guggenheim Museum di NY. È attualmente impegnato nel dipartimento d’arte della Libera Accademia di Belle Arti di Firenze
«Le sue foto sono evocative e rivelatrici – spiega ancora il critico Davide A. Lewis – Nelle ultime decadi, la maggior parte dei suoi lavori è caratterizzata da un’illuminazione misteriosa, da una messa a fuoco morbida, offuscata in modo suggestivo. Le immagini sono belle e silenti, ma raramente statiche».
«La fotografia e l’arte di Frank Dituri scavano sotto le apparenze – sottolinea il curatore Giancarlo Pauletto – perché non vuole che l’immagine si disponga secondo modi suggeriti dall’ormai lunga tradizione della cultura fotografica, e cerca uno sguardo vergine, cioè uno sguardo ancora capace di meraviglia. Così il semplice e morbido profilo di una collina e, svettanti su essa, due pali della luce leggermente inclinati l’uno verso l’altro, come in dialogo, diventano un’epifania in cui realtà naturale e realtà costrutta, natura e storia non cessano d’interrogare la coscienza del riguardante, riportandolo a questioni essenziali, sottraendolo al rumore di una civiltà che rifugge dall’essenziale perché sull’essenziale ha paura di interrogarsi».
INGRESSO LIBERO
ORARI
Martedì>Domenica 16.00-19.00 / Chiuso 1 novembre 2013
Informazioni Centro Iniziative Culturali Pordenone Via Concordia 7
telefono 0434.553205 [email protected] www.centroculturapordenone.it