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“Riabitare” di Cristina Treppo a Palazzo Caiselli in Udine fino al 23 dicembre

Venerdì 23 dicembre, ultimo giorno di apertura della mostra di arte contemporanea, si presenta il catalogo con l’intervento di Vania Gransinigh e Denis Viva.
La mostra, visitabile fino al 23 dicembre, si popola di sculture e installazioni che delineano la ricerca dell’autrice, volta a indagare una oggettualità portatrice di emozioni. Il filo conduttore dell’intervento è l’idea di abitare un luogo inteso anche, metaforicamente, come spazio della mente.

Nel cortile del palazzo sono collocati dei calchi in cemento che rimandano a vasellami del passato. Presente e antico si mescolano stravolgendo la percezione degli oggetti, che possono apparire come residui d’un cantiere, oppure il segno di una civiltà lontana. Accanto a questo stanno le “inclusioni”, sculture dove elementi d’arredo sono “imprigionati” da colate di cera che creano una situazione atemporale, provocando nello spettatore una sensazione che è opprimente e al tempo stesso rassicurante.

Il percorso espositivo continua all’interno del palazzo. Qui opere entrano in relazione con gli affreschi che caratterizzano alcune sale dell’edificio. Tra stanze e scaloni, appaiono delle opere che hanno la forma di oggetti decontestualizzati dalla loro funzione primigenia, oramai divenuta superflua. Ciò che domina questi lavori è il senso di equilibrio che regge la costruzione, in senso fisico ed estetico. Elementi che sono la manifestazione di un’incombente precarietà di questo ipotetico cantiere, che pian piano edifica materie tangibili ed emotive.

Ci troviamo davanti alle presenze di una sorta di casa ideale, che l’autrice ha definito “fantasmatica”, carica di un lato oscuro che può generare inquietudine e disagio. Lampadari di vetro scintillanti sono sospesi su strutture minimali e le vediamo galleggiare come delle
misteriose visioni cariche di suggestioni.

La mostra è promossa dal Dipartimento di Storia e Tutela dei Beni Culturalidell’Università degli Studi di Udine e dall’Associazione Culturale Ermes di Colloredo.

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