“Dopo il successo ottenuto lo scorso anno nell’omaggio a Gaber, Andrea Scanzi ritorna ospite della stagione altripercorsi dello Stabile regionale con Le Cattive Strade. Lo spettacolo di cui è autore e interprete assieme al musicista Giulio Casale è dedicato a Fabrizio De André e va in scena al Teatro Miela da venerdì 20 a domenica 22 marzo”.
La scorsa stagione, il suo Gaber se fosse Gaber, si è rivelato un omaggio elegante e assai singolare: una serata di teatro che emozionava e fuggiva facili omologazioni ed ha conquistato appieno il
pubblico del Teatro Stabile regionale. Andrea Scanzi – forte di una mente creativa da artista, nonché obiettiva e acuta da giornalista vero – ha infatti il dono di scegliere ottiche particolari nei suoi spettacoli, anche quando tratta argomenti che appartengono fortemente all’immaginario, alla mente e al cuore del pubblico.
Un argomento come l’opera e la carriera di Fabrizio De André, ad esempio, che è al centro del nuovo spettacolo firmato da Scanzi, Le Cattive strade, ospite al Teatro Miela dal 20 al 22 marzo alle
ore 21, per il cartellone altripercorsi del Teatro stabile del Friuli Venezia Giulia. Andrea Scanzi questa volta non è solo sul palcoscenico: lo accompagna Giulio Casale, musicista capace di rivisitare con rispetto, personalità ed eclettismo il repertorio di Faber. Nasce così un percorso che racconta anche il De André meno noto: Le Cattive strade riporta, senza agiografie ma
con passione, le continue rivoluzioni e le poderose intuizioni (anche musicali) di un intellettuale inquieto, scomodo, irripetibile.
Lo spettacolo vive anche di una particolare multimedialità con proiezioni di filmati originali di Fabrizio De André, estratti audio, foto rare, ed esecuzioni dal vivo in acustico e su base. Da Geordie
a Brassens, dal Suonatore Jones alla Canzone del maggio, da Se ti tagliassero a pezzetti ad Anime salve. Senza dimenticare la produzione dialettale e l’apporto fondamentale dei tanti collaboratori avvicendatisi accanto a lui. «Ognuno di noi che si provi a fare oggi il mestiere di De André – sintetizza Casale – gli deve almeno un pezzo della propria chitarra, del proprio cercare e spesso non trovare una voce, e un tono, altrettanto autorevole, impeccabile. Questo basti a darci il senso di restituzione, per il tanto ricevuto. Fuor di retorica, ma proprio solo di pancia, e di cuore».
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