La cosa che mi sorprende di più ogni volta che vado a teatro è la passione che muove ciascun attore nella preparazione dello spettacolo: per renderla propria, interpretarla, misurarla con la scena e con gli altri attori protagonisti della vicenda che sentono, a loro volta, la storia da proporre a loro modo. Un ‘bravo’ veramente sentito a tutti gli interpreti e se poi questi lo fanno per hobby, come la compagnia udinese ‘Baraban’, complimenti doppi.
Lunedì sera, al Palamostre, simpatica commedia francese di fine ‘800, ambientata in un contesto di società borghese, di nuove classe abbienti che iniziano a concedersi il lusso di una vacanza in montagna. La famiglia Perrichon (padre, madre e figliola in età da marito) si barcamena tra i piccoli agi che l’epoca proponeva: viaggia in treno, va in Svizzera, soggiorna in albergo, incontra un paio di giovanotti di buona famiglia e coglie l’occasione per trovare un fidanzato alla bella Herriette che comunque sceglie in libertà il suo sposo senza farsi influenzare dalle simpatie del padre per uno dei due pretendenti i quali, per tutta la commedia, si sfidano tra loro per entrare nelle grazie della bella fanciulla.
Dicevo della bravura degli attori, perché vorrei sottolineare che questa è stata la forza della rappresentazione. In particolare vorrei segnalare il protagonista, il signor Perrichon (l’attore Gianni Nistri), degno di un pubblico più numeroso. La passione che ci metteva era tale che scendeva dritta dritta in platea tra il pubblico e unita alla capacità degli altri attori rendeva un po’ più vivace questa commedia che in realtà, a mio gusto, non aveva una tematica poi così intrigante da lasciare il segno, specialmente nella prima parte piuttosto lenta nei dialoghi. Plauso alla compagnia per l’impegno e una nota di merito va senz’altro all’originalità delle scene: una bella serie di teli perimetrali sui quali erano disegnati, con tratto quasi infantile ma efficace, i vari ambienti: la stazione, l’albergo con finestra che si apriva sui monti, e l’abitazione della famiglia. Il cambio scena avveniva tirando su la prima tenda e sotto compariva già pronto il successivo locale in quattro e quattr’otto.
E la morale finale della commedia? Ho raccolto due messaggi: quello dello scrittore, Eugene Labiche, cioè il consglio che fare piaceri è quasi sempre più gratificante che riceverli e che i piccoli inganni non portano quasi mai a risultati positivi. Il secondo: la bravura degli attori e la fantasia degli sceneggiatori ci dicono che anche con poca materia, ma tanta capacità, si può realizzare un buon lavoro.
commedia di Eugene Labiche
compagnia teatro Baraban
regia di Italo Tavoschi
Teatro Palamostre Udine
lunedì 27 febbraio
AlGa
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