martedì , 12 Novembre 2024
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Il potere e la cultura: due nemici a confronto

Lunedì sera mi è capitato di vedere su Rai 1 lo spazio post Tg di Giuliano Ferrara, il programma denominato con un accento forse esagerato “Qui Radio Londra”.

Il noto giornalista ha definito il nostro Presidente del Consiglio un eroe popolare; secondo Ferrara Berlusconi è un’anomalia positiva, amata dalla metà degli italiani e “odiata” dall’altra metà ma, dopotutto, legittimata nel suo agire dalla volontà popolare e quindi in un certo senso unta dal volere divino (riprendendo e citando Abramo Lincoln in un discorso sulla guerra di secessione riguardo al giudizio finale dei cittadini americani).

Il punto che voglio toccare non è la dignità politica del mortale non comune Silvio Berlusconi, qui si parla di cultura, qui si parla del “sangue” che scorre nelle vene di una nazione. Un uomo esperto come Giuliano Ferrara parla al microfono della televisione di Stato, alle 20.30, dopo il più seguito e più filogovernativo telegiornale d’Italia: questo è il modo che il potere utilizza per giustificare se stesso, per riuscire a mantenere il controllo sulla cultura dominante per dare lustro al proprio modo di pensare e di agire. Si utilizzano termini come “eroe” che fanno sorridere e che falsificano la realtà per creare nell’immaginario dei telespettatori una vignetta dell’Italia e dei suoi governanti da giornalino, dove la responsabilità è una parola troppo lunga e noiosa e dove esistono gli eroi da una parte ed i cattivi dall’altra, dove un uomo ricco e abituato ad essere generoso utilizza gli aerei di Stato per garantirsi attimi di felicità con il gentil sesso, del resto si chiama Bruce Wayne.

L’importante è avere il consenso e l’approvazione che la destra non ha avuto fino all’entrata in politica di Berlusconi, il curriculum politico di Giuliano Ferrara è emblematico in questo senso. Sappiamo però che quando i pensieri degli uomini diventano cultura questa si sta già trasformando in storia; è successo con la sinistra, chissà se la legge è uguale per tutti.

 

Federico Gangi

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About Federico Gangi

Pubblicista iscritto all'albo Fvg dall'aprile 2013. Diplomato al liceo classico “J. Stellini”, laureato in Legge alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Trieste. Ideatore della Fedarmax e di Brainery Academy, co-fondatore e promotore del giornale on-line Il Discorso, di cui è direttore editoriale.

7 commenti

  1. Mi piacciono quelle tue considerazioni sui farneticanti 10 minuti serali della balena parlante. Purtroppo tu hai ascoltato solo le porcate che ogni sera un amante del regime (che proviene dall’estrama sinistra : come Liguori, Biondi ecc.) continua a inculcare sul popolino pro-Berlusconi , ma hai sentito il farneticare di un altro angioletto recensionista come il direttore del TG MInzolini? Credo che tu debba aprire gli occhi e se credente pregare contro questa feccia, se ateo sperare in una rivoluzione culturale che annietti questo continuo stillicidio di umiliazioni per coloro che tendano di pensare con la propria testa.

  2. roger passalacqua

    E’ molto bello constatare che giovani come il ‘nostro’ notista abbia a cuore l’appropriatezza lessicale (effettivamente definire ‘eroe’ il premier in carica é perlomeno una forzatura) e l’esaltazione dei pensieri degli uomini che diventano cultura. Quello che non condivido é l’affermazione (che assume il valore di vero assioma) :’…i pensieri degli uomini diventano cultura questa si sta già trasformando in storia; è successo con la sinistra…’. La scontatezza di questa affermazione nasce per effetto della ‘colonizzazione’ forzata della cosiddetta ‘cultura’ da parte degli esponenti delle varie sinistre e di tutti i megafoni di cui ha goduto la stessa. Infatti, tanto per riprendere il commento del lettore Domenico, a fronte del farneticante Minzolini (l’aggettivo devo riconoscere é comunque sacrosanto) oppure dei vari grilli parlanti citati in premessa (Liguori, Biondi?, Ferrara ecc.) si pongono gli inascoltabili Corradino Mineo, Giovanna Botteri, Michele Santoro oppure gli illeggibili Curzio Maltese ecc., che hanno fatto del livore antiberlusconiano una sorta di ‘Bibbia’ da diffondere presso quella meschina porzione di popolo che ha rifiutato finora di pensarla in maniera omologata a loro ‘supremo’ magistero.
    Cordialmente.
    Roger Passalacqua – Bardonecchia (TO)

    • Federico Gangi

      Caro Roger,
      il punto, forse sottolineato senza la sufficiente chiarezza, è la “cultura” dominante che dai megafoni della sinistra ora è passata ai grilli del berlusconismo. Penso tuttavia che nel momento in cui il potere riesce a guidare la “cultura” (popolare) e schierare i propri generali dell'”intellighenzia” a sua difesa significa che sta decadendo, sta diventando storia, proprio come è successo con la sinistra. Per quanto riguarda gli antiberlusconiani, sono d’accordo con te, parlano da pulpiti diversi rispetto a Ferrara ma il fine è lo stesso.
      Cordiali saluti

      Federico Gangi

      • roger passalacqua

        Caro Federico, il garbo con cui mi hai replicato (scusami se ti do del tu, ma forse con l’uso di questo pronome diventa più facile avere uno scambio dialettico aperto) fa onore alla tua intelligenza. Con questa replica non intendo essere né retorico e né accusato di piaggeria. Benché traspaia dalla tue parole una evidente simpatia per il ‘mode de pensée’ affine alla sinistra italiana, la quale – in maniera dogmatica – non ammette mai il contradditorio anzi di norma mostra palese disprezzo verso chi non si allinea sulle di lei posizioni, devo ammettere che la precisazione che hai offerto é assolutamente condivisibile e apprezzabile. Grazie e certamente avremo ancora modo di confrontarci.
        Roger Passalacqua – Bardonecchia (TO)

  3. Nessuno può invocare a propria scusa l’indignazione. Vi dico la mia: per me il concetto di indignazione va oltre il significato etimologico di “non sopportazione”. Per me non è stanco chi pensa X anzichè Y ma chi pensa per sentito dire, chi si ferma alla superficie delle cose, e ai dieci minuti di “Radio Londra” o ai quasi soliloqui di Santoro, chi giudica senza sapere, chi si comporta in modo meschino con le persone indifese, chi non capisce di avere dei limiti e pensa sempre d’avere ragione. Per me l’arrogante è colui che non sa o che non fa nulla per sapere e rimane beato nella sua semincoscenza passando nella storia di un popolo ma al beneficio dei “furbi”.

  4. roger passalacqua

    Penso che Luciano abbia posto un autentico macigno a conferma delle proprie affermazioni. La frase (spero che replicandola, Luciano non me ne voglia) utilizzzata: ‘…chi giudica senza sapere, chi si comporta in modo meschino con le persone indifese, chi non capisce di avere dei limiti e pensa sempre d’avere ragione…’ é la sintesi assoluta di un pensiero in cui mi riconosco e che spero venga fatta propria da ogni persona di buon senso. Grazie Luciano e grazie a ‘Il Discorso’.

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